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Quella che segue è una biografia, scritta depredando e ricomponendo le scarse informazioni presenti in rete e non solo in anni di ascolto e passione. sdn I tesori più preziosi sono quelle più rari e nascosti, che pochi conoscono e di cui pochi hanno sentito parlare. Come quella gemma chiamata Devil Doll, tra le più alte espressioni, a livello musicale, partorite dal nostro paese dopo gli anni '80. Per parlarne adeguatamente è opportuno tornare indietro di qualche tempo, precisamente al marzo del 1987, quando il progetto Devil Doll comincia a prendere forma. Due gruppi di musicisti, uno a Venezia, l'altro a Ljubljana, iniziano a gravitare attorno alla figura di un individuo noto come Mr. Doctor. I due ensemble si ritrovano nei Tivoli Studios di Ljubljana nel giugno dello stesso anno e registrano l'album chiamato ‘The Mark Of The Beast' prodotto da Jurij Toni, che poi seguirà la produzione di tutti i successivi lavori di Mr. Doctor. Nascono cosi i Devil Doll, con un album stampato in un'unica copia perché “Questa è pittura, non un lavoro di grafica” come dirà lo stesso Mr. Doctor ad un allibito Jurij Toni. A Febbraio del 1988 cominciano i lavori per l'opera successiva: ‘The Girl Who Was… Death'. Il disco viene registrato praticamente in presa diretta, sempre ai Tivoli Studios e sempre con Jurij Toni come produttore. L'opera è un tributo di a Patrick Mc Goowan, autore del serial televisivo culto ‘The Prisoner' (di cui proprio in quell'anno cadeva il ventennale), e viene presentata in teatro il 22 dicembre. Di questo lavoro vengono stampate 10 copie in un elegantissimo box in legno e velluto con cover dipinta a mano dallo stesso Mr. Doctor, per un peso di circa 5 chili (!); durante l'esibizione verranno distribuite ai presenti delle copie su cassetta del lavoro. Nel 1989 nasce a Venezia il Devil Doll Fan Club, integrato direttamente nella Hurdy Gurdy Records che si occuperà di distribuire i lavori dei Devil Doll. Da notare che Mr. Doctor non avrà mai contatti diretti con questa piccola etichetta, non chiedendo alcun compenso per sé, ma facendo pagare solamente gli strumentisti coinvolti nelle registrazioni delle sue opere. Il 4 di marzo vengono stampate altre 500 copie di ‘The Girl Who Was... Death' in LP, con inserti scritti a mano, alcuni si dice addirittura con il sangue, da Mr. Doctor. Di queste copie ne verranno distribuite 150 in teatro, le altre bruciate dallo stesso autore “perché tutti gli interessati hanno già la loro copia”. Queste 150 copie sono le uniche con l'intro e l'outro dell'opera in versione originale. Dato che, per una strana scelta l'Hurdy Gurdy opta per eliminarle. Successivamente, Mr. Doctor si dedica alla sua terza opera, intitolata 'Black Hole Of The Mind', la cui stesura terminerà in luglio, mentre ad agosto si impegnerà nella rivisitazione di 4 opere di Hanns Eisler (compositore espressionista tedesco) che verrà registrata dal vivo per un album dal titolo ‘Mr. Doctor Sings Hanns Eisler', disco che non vedrà mai la luce. Tra settembre e novembre Mr. Doctor si impegna nella stesura di una nuova composizione, chiamata ‘Eliogabalus' che verrà presentata in teatro in tutti i suoi 60 minuti di durata. Purtroppo i fondi della Hurdy Gurdy sono troppo limitati per permettersi un doppio album, le due composizioni saranno quindi criminalmente tagliate e ridotte nella durata dallo stesso Jurij Toni, in modo da inserirle in un unico album, pubblicato nel 1990, che verrà poi intitolato ‘Eliogabalus'. ‘Black Hole Of The Mind' verrà quindi accorciata di ben 20 minuti e ribattezzata semplicemente ‘Mr. Doctor', mentre ‘Eliogabalus' conserva il proprio titolo, nonostante un taglio di oltre 30 minuti. Nel 1991 le truppe di Belgrado invadono la Slovenia. È questo il clima in cui Mr. Doctor si accinge a comporre la sua nuova opera ed il suo primo film sperimentale. Nel marzo del 1992, ‘Sacrilegium' viene presentato in teatro, assieme a degli estratti di ‘The Sacrilege Of Fatal Arms', film scritto e diretto da Mr. Doctor stesso, che verrà completato per dicembre e proiettato a Ljubljana per un pubblico selezionato. A gennaio del 1993, la Hurdy Gurdy pubblicherà per intero la colona sonora di questo film, praticamente una versione dilatata a 72 minuti di ‘Sacrilegium'. Nel maggio dello stesso anno, Mr. Doctor comincia a lavorare alla sua nuova opera ‘The Days Of Warth – Dies Irae', un incendio però distrugge i Tivoli Studios, proprio mentre Mr. Doctor e Jurij Toni si stanno dedicando al mixaggio, i due si salvano senza grossi danni, ma tutto il lavoro, tranne un DAT con alcune parti strumentali, è perduto e gli studi distrutti. Mr. Doctor si trincera in un ancor più profondo silenzio, rifiutandosi di registrare nuovamente l'opera. Nel frattempo la Hurdy Gurdy pubblica il nastro salvato dall'incendio con il titolo ‘The Lost Tapes'. Questo crea un certo fermento ed una raccolta di firme che, assieme all'opera di convincimento di Jurij Toni, persuade Mr. Doctor a rimettere mano al lavoro. Nel 1995, Mr. Doctor ricomincia a dedicarsi a ‘Dies Irae', l'opera viene presentata in alcune esibizioni dal vivo assieme a ‘The Carnival Of Souls', nuovo lavoro del nostro. La gestazione di ‘Dies Irae' è piuttosto lunga, Mr. Doctor modifica diverse parti in corso d'opera, una di queste viene addirittura aggiunta dopo la stampa del booklet, che risulterà mancante di una parte del testo. Il 20 Settembre viene presentata la versione finale di ‘Dies Irae' per un pubblico ristretto e per la stampa; curiosamente, l'autore non si presenterà. A gennaio del 1996, Mr. Doctor completa i lavori per ‘The Days Of Wrath', colonna sonora del suo secondo film sperimentale. A tutt'oggi, tre opere di Mr. Doctor non sono ancora state stampate: ‘The Days Of Wrath', ‘The Carnival Of Souls' e ‘The Fall Of The House Of Usher', altra colonna sonora composta nel 1996. Sembra ovvio, a questo punto, che, per parlare dei Devil Doll, non si possa prescindere dalla figura di Mr. Doctor. Cinefilo e affascinato dal cinema espressionista tedesco, ha collaborato con l'università di Ljubljana, dove ha tenuto un corso proprio sul cinema espressionista, con la cineteca slovena e con Ekran, rivista cinematografia slovena. Tutti i booklet degli album dei Devil Doll sono pieni di immagini prese da film come il ‘Faust', piuttosto che ‘Lo Studente di Praga', piuttosto che ‘Il Gabinetto del Dottor Caligari', piuttosto che ‘Nosferatu'. Lo stesso pseudonimo Mr. Doctor pare derivare dalla figura sdoppiata del Doctor Jeckill / Mr. Hide, e persino il moniker Devil Doll nasconde un riferimento a due pellicole: la prima è un film del ‘36, diretto da Tod Browning e con Lionel Barrymore (‘La Bambola del Diavolo', ‘Devil Doll' in originale), in cui si parla di un uomo condannato ingiustamente che prima fugge e poi si vendica dei suoi accusatori travestendosi da venditore di bambole, l'altro è del ‘64, diretto da Lindsay Shonteff (il titolo è ‘Devil Doll', tanto per cambiare), parla di un pupazzo che si impadronisce mentalmente del proprio ventriloquo. Curiosamente sono due film che ruotano attorno al tema della doppia personalità. A livello musicale non sono certo pochi gli accenni ai musicisti della scuola dell'est europeo come Shostakovitch o Bartok, tra i favoriti di Mr. Doctor pare ci siano anche Bernard Herrmann, Aram Khachaturian, Bernard Stevens e Bohislav Martinu. Ma attenzione a non sottovalutare nemmeno l'influenza di un certo rock debitore dei Pink Floyd, della dark wave come dell'hard rock. Tutto questo ben di Dio potrebbe, molto miseramente e commettendo quasi un delitto, essere etichettato come dark orchestrale, ma la proposta è in realtà molto più ricca. Il sound dei Devil Doll è ricco, oscuro e intimista, macabro a volte, sinistro pur se illuminato da un'oscura ironia. Non è un caso che sia stato d'ispirazione a band come Lacrimosa o Arcturus, che hanno attinto a piene mani dalle atmosfere e dalle soluzioni inventate da Mr. Doctor. Che poi, come tutti i compositori ama citarsi e rigiocare con la sua stessa musica, ed ecco che in ‘Sacrilegium' spunta la fisarmonica del finale di ‘Mr. Doctor' o il bolero che chiude ‘The Girl Who Was… Death' riarrangiato in un assolo di violino nel mezzo sempre di ‘Sacrilegium'. O un arpeggio di chitarra ed una progressione di ‘The Girl Who Was… Death' che arrivano direttamente e senza la parte vocale dell'intro di ‘The Mark Of The Beast'. La musica rappresenterebbe poco se non ci fosse anche la voce di Mr. Doctor, che altro non è che il quid che eleva i suoi lavori. Non si può parlare di canto, lui non canta, lui interpreta, usando la voce in tutti i suoi registri, giocando sulle timbriche con vari glissando, salti di ottava, dissonanze, ed altre tecniche che, curiosamente, per la voce non si sono mai adottate (escludendo ovviamente il cantato diatonico e l'immenso e pionieristico lavoro fatto proprio in Italia da quel gigantesco artista a tutt'oggi ineguagliato, che fu Demetrio Stratos) partendo dallo “sprachstimme” di Schoenberg. Rubando le parole a Rossana Pistolato, presidentessa del Fan Club dei Devil Doll, è sconvolgente come, mentre la tecnica di tutti gli strumenti col tempo sia progredita, permettendo ogni sorta di suono dissonante con l'intento di suggerire sensazioni, stati d'animo e colori , la voce sia rimasta ancorata all'accademia ed allo stesso stile di 500 anni fa. Mr. Doctor trasforma il cantante in un interprete. Nella sua musica, ogni parola acquista un colore diverso, avendo la libertà di modellarsi seguendo le sensazioni dell'autore, così come un violinista può decidere di colorare la nota con i vari “balzati”, “legati”, “sul ponticello”, “tremolo”, “glissando”, ecc... Dalla sua storia si evince come Mr. Doctor sia un artista vero, schivo, che non ha interesse nel fare i soldi, nell'essere in prima pagina o nell' arrivare primo; a dimostrarlo c'è la gestione a dir poco suicida del lato economico della band. I dischi vengono stampati praticamente per favore , non è quello lo scopo del musicista, quanto tirar fuori quel tarlo che rode, dare fiato all'ispirazione che tormenta, buttare all'esterno ciò che si annida nell'anima. Il resto non esiste, o almeno non è tra le priorità dell'artista. Mr. Doctor ci viene presentato dai suoi collaboratori come un uomo geniale, perfezionista e con le idee chiare, dotato di un senso dell'umorismo estremamente tagliente ed autoironico, ossessionato dal fatto che ogni musicista sia tenuto a dare il massimo. Al pianista Francesco Carta, suo principale collaboratore da ‘Sacrilegium' in poi, usava ripetere “dobbiamo essere due cuori che battono all'unisono, devi andare oltre i limiti dei limiti dei tuoi limiti”. Questo particolare è evidente dalla sua musica, dove orchestra, voce e band elettrica si completano e vivono come in simbiosi come se fossero un organismo unico, nel tentativo di esprimere le tormentate emozioni del compositore. In ultima analisi è proprio questa ricerca della comunicazione, unita ad una struttura musicale molto aperta e avanguardistica, che, partendo dalla musica orchestrale e colta , non si vergogna di sporcarsi con il rock, dove una tuba o un pianoforte o un organo o un violino non si fanno remore nello scontrarsi e duettare con strumenti elettrici, popolari, e dove la voce si riappropria del suo compito di esternare emozioni più che cantare , facendo, in definitiva, ciò che da sempre avviene nella musica popolare: comunicare e condividere sensazioni.
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